domenica 28 aprile 2013

PROMEMORIA PER IL MINISTRO DELLA SALUTE



1° problema. Negli ultimi 5 anni l’Italia ha subito una perdita di circa 7-8 punti di PIL equivalenti a 150-200 miliardi di ricchezza. Il Fondo Sanitario –come tutti gli altri capitoli di spesa- viene determinato in percentuale sul PIL: pur essendo cresciuto in percentuale, è diminuito in soldoni. Nel 2011 (ultimo dato disponibile) la spesa sanitaria è stata di 120, 656 miliardi di € a fronte di un finanziamento di 107 (13 mld di scarto). Dopo la frenata che è riuscita a dare il Patto per la Salute dovremmo arrivare nel 2015 ad uno scarto di “soli” 8 miliardi per un totale cumulato negli anni di 17 miliardi di €.
Se i trend vengono rispettati la situazione sarebbe critica ma non fallimentare. Ma basterebbe che la gestione del Fondo Sanitario Nazionale riprende il trend precedente al Patto per la Salute che la Sanità Pubblica sarebbe destinata al fallimento.
Se non bastasse questo dato “attuariale” ce n’è un altro che per ora è solo iniziale:

2° problema. Il 10% degli italiani soffre di malattie acute, il 15% in conseguenza di traumi subiti, il 75% di malattie croniche: più di 25 milioni di malati inguaribili. Con la conseguenza che il 75% della spesa sanitaria è destinato alla cura dei pazienti cronici.
Le malattie croniche non incidono solo sul bilancio sanitario: già nel 2000 l’OECD (OCSE) ammoniva l’Italia perché demandava pressoché totalmente la spesa assistenziale alle famiglie. Concetto ribadito ancora nell’ultimo rapporto (2012). Morire giovani o convivere con una malattia cronica o una disabilità ha ripercussioni economiche sia sulle famiglie sia sulla società, che sono così gravate da spese sanitarie dirette e indirette, da riduzione dei guadagni, da pensionamenti prematuri e da maggiore necessità di assistenza sociosanitaria.
Se anche questo 2° problema non convince il seguente invece deve ancora mostrare i propri effetti, anche se a breve comincerà:

3°problema. Il boom demografico in Italia si è avuto negli anni ’60 (culmine nel ’64 come tasso di natalità) ed è continuato fino a metà degli anni ’70. Essendo la generazione che maggiormente ha potuto godere del benessere, fin dalla nascita, sarà quella maggiormente esposta alle malattie croniche che ne stanno derivando. Con 2 conseguenze: 1. quando questa generazione arriverà all’età pensionabile ci saranno seri problemi previdenziali e 2. le malattie croniche subiranno un’impennata. I due capitoli di spesa che già adesso gravano maggiormente sui bilanci dello Stato –la Previdenza e la Sanità- diventeranno ingovernabili. Il peggio deve ancora venire.
Soluzioni? L’allarme che le malattie croniche potevano mettere in ginocchio il ricco Occidente nasce verso la fine degli anni ’80, da alcune drammatiche proiezioni sulle malattie conseguenti al benessere.
Nel 2005 l’OMS elaborava un documento ufficiale: “Prevenire le malattie croniche: un investimento vitale” ( http://www.who.int/chp/chronic_disease_report/full_report.pdf ). Il rapporto presenta –con un taglio molto pratico- proiezioni sui costi delle malattie croniche e l’impatto sulle economie nazionali. “Restare a guardare è costoso e inaccettabile.” Affermava Lee Jong-Wook Direttore Generale dell’OMS.
Mentre Lancet lanciava l’allarme per una possibile epidemia di malattie croniche, evitabile soltanto a fronte di un impegno politico forte e coordinato.


L’Europa rispondeva con il programma “Gaining health” -strategia per la prevenzione e il controllo delle malattie croniche-  approvato dal Consiglio dei Ministri il 16/02/07 anche in Italia.
Ground Zero Questo grande sforzo organizzativo -la prima strategia globale di prevenzione- quali risultati ha dato? Secondo l’ultimo rapporto dell’OECD la spesa sanitaria nei 30 Paesi più sviluppati del mondo è in frenata mentre le malattie croniche, il consumo di grassi e l'obesità sono in aumento. È evidente che il sistema che abbiamo per implementare –guadagnare- salute non funziona.
Questo chiuderebbe il cerchio: aumenta la domanda di salute ed assistenza, diminuisce l’offerta (cioè i soldi che gli Stati destinano alla sanità) e in più ci rendiamo conto che i nostri sofisticati sistemi per convincere a cambiare stile di vita non sono efficaci.

La sanità è sempre stato il terreno per vincere le elezioni come la malasanità quello per distrarre l’opinione pubblica dagli scandali dei politici. In questi giorni  sono tornate di moda scandali miliardari riguardanti la farmaceutica. Se si pensa che questa riguarda solo il 13% -in media- della spesa sanitaria mentre altre voci, come l’edilizia sanitaria, sotto il diretto controllo dei politici, erano 3 volte tanto, si capisce che … è finita un’epoca: i soldi non bastano più neanche per la gestione ordinaria figuriamoci per le distrazioni che finora hanno caratterizzato i nostri amministratori.

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